Anche in Italia la terapia per ridurre del 50% il rischio di morte nei diabetici
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I risultati a 5 anni di uno studio americano
Diabete
Il diabete è una malattia in cui il tasso di zucchero nel sangue (la glicemia) è aumentato rispetto ai valori normali, colpisce 3,4 milioni di italiani (dati ISTAT).
Si differenzia in diabete insulina dipendente o di tipo1 e non insulina dipendente o di tipo2. Tra le persone obese, la malattia colpisce più le donne rispetto agli uomini. Il diabete tipo2 così detto alimentare o dell’adulto, è spesso legato ad una squilibrata alimentazione ed anche alla predisposizione genetica. Esso è maggiormente diffuso nelle regioni del Mezzogiorno.
La malattia negli anni produce il danno progressivo di vari organi tra i quali gli occhi, il cuore, i reni, i vasi delle gambe. I quadri caratteristici di queste lesioni sono la retinite diabetica, la miocardiopatia diabetica, l’insufficienza renale, l’arteriopatia periferica diabetica. Le complicanze di queste affezioni sono la cecità, l’infarto miocardico, l’insufficienza renale grave sino all’emodialisi e la gangrena con l’amputazione più o meno estesa delle dita, dei piedi o delle gambe.
La letteratura è concorde che l’evoluzione della malattia sia legata al suo effetto deleterio sui vasi di tutti gli organi e in primis su quelli più piccoli cioè quelli della microcircolazione. Il danno di questi piccoli vasi provoca le lesioni delle pareti di quelli di calibro maggiore e di conseguenza il danno della funzionalità degli organi maggiormente colpiti dal diabete.
Nella popolazione italiana, la causa di morte principale per malattia è legata alle complicanze delle patologie cardiovascolari, l’ictus cerebrale e l’infarto miocardico. La prevalenza di infarti del miocardio nei soggetti diabetici rispetto ai soggetti non diabetici è circa il doppio. La prevalenza di infarti miocardici negli uomini diabetici è, a qualunque età, sempre maggiore che nelle donne.
La terapia chelante
La terapia chelante usa delle sostanze, sia naturali che chimiche, per legare i minerali tossici accumulatisi nel corpo umano ed eliminarli prevalentemente attraverso il rene. Il farmaco più efficace è l’acido etilen-diamino-tetra-acetico, EDTA. Esso venne usato per la prima volta in medicina negli anni ’50 per disintossicare dal piombo i lavoratori che usavano le vernici, ma subito dopo si scoprì che era molto efficace anche sulle malattie cardiache quali l’angina pectoris (NE Clarke 1956). Oltre che nelle malattie cardio-vascolari l’EDTA è efficace anche nelle malattie neurodegenerative come la Sclerosi Multipla. Il sua azione di chelazione su metalli come il calcio, ferro, piombo e cadmio ha un notevole effetto anti radicali liberi, di miglioramento della microcircolazione e di disintossicazione dei vari organi ed apparati.
Lo studio TACT del Prof. Lamas
I farmaci antidiabetici, anche se molto efficaci sul contenimento della glicemia, lo sono meno sulle sue complicanze ed è per questo che il Prof. Gervasio Lamas, Direttore del dipartimento di Cardiologia del Mont Sinai Hospital di Miami e docente alla Columbia University, ha iniziato nel 2002 lo studio TACT (Trial to Assess Chelation Therapy), durato 10 anni e condotto in doppio cieco su 1708 pazienti diabetici e non diabetici che avevano avuto un infarto del miocardio. La cura prevedeva la somministrazione di una fleboclisi settimanale del chelante EDTA per un ciclo di 40 sedute. L’obiettivo primario dello studio era di indagare quanti tra i pazienti trattati con infusioni di EDTA rispetto a quelli che avevano ricevuto solo infusioni di placebo, ossia senza l’EDTA, morissero dopo cinque anni dall’inizio del trattamento. I risultati sono stati sorprendenti. Dopo 5 anni, le morti nel gruppo dei pazienti diabetici trattati con EDTA sono state la metà rispetto ai decessi nel gruppo di controllo dei diabetici che avevano ricevuto solo il placebo.
Lo studio TACT 2
Il risultato è stato così importante che nel 2016 al Prof. Lamas sono stati accordati altri 36 milioni di dollari per continuare il suo studio, questa volta, su 1200 pazienti ma solo diabetici e con pregresso infarto. Questo nuovo studio nasce per ottenere il riconoscimento della terapia con EDTA da parte della FDA, l’Agenzia per il farmaco americana, per il trattamento dei pazienti con diabete che abbiano avuto un infarto del miocardio.
La terapia chelante in Italia
In Italia la terapia chelante con EDTA è stata introdotta da un gruppo di pionieri nel 1984 che hanno fondato la Società Italiana di Terapia Chelante. Vari centri sono attivi sin d’allora su tutto il territorio nazionale anche nella famosa “terra dei fuochi”. Negli ultimi 30 anni numerosi studi scientifici sono stati condotti dai medici di questa società sia su pazienti affetti da malattie cardio vascolari che da malattie neurodegenerative.
Per ulteriori informazioni e la bibliografia si rimanda a:
www.sandromandolesi.it , Facebook: @StudioMedicoMandolesi, terapiachelante.it
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